Gabriella Sica, originaria della Tuscia, vive dall’infanzia a Roma dove ha insegnato all’Università Sapienza di Roma come ricercatrice. È una protagonista della poesia italiana contemporanea fin dal 1979 quando ha esordito su rivista, in particolare su “Prato pagano”, da lei fondata e curata, su cui nel 2018 la Biblioteca Nazionale di Roma ha allestito una mostra, “Prato pagano e la poesia degli anni Ottanta” e il Convegno “Prato pagano. Il futuro nell’antico”. Dopo le Poesie per le oche, pubblicate con la prefazione di Giovanni Raboni nell’Almanacco dello Specchio (1983), nel 1986 esce il suo primo libro, La famosa vita, come “Quaderno di Prato pagano” (Premio Brutium-Tropea). In versi sono poi usciti Vicolo del Bologna (1992, Premio San Pellegrino), Poesie bambine (1997, postfazione di Emanuele Trevi), Poesie familiari (2001, Premio Camaiore, finalista al Premio Metauro e al Premio Frascati) e Le lacrime delle cose (2009, postfazione di Paolo Lagazzi, Premio Alghero, Premio Garessio-Ricci, finalista Premio Giuseppe Dessì e Premio Arenzano). Nel settembre 2014 ha ricevuto il Premio Internazionale del “LericiPea” per l’Opera poetica. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo, francese, inglese, rumeno, croato, turco, farsi, catalano e olandese.
Tra i libri in prosa Sia dato credito all’invisibile. Prose e saggi, Emily e le Altre. Con 56 poesie diEmily Dickinson (2010) e Cara Europa che ci guardi. 1915-2015 (2015).
Nel sito ufficiale, www.gabriellasica.com/, si possono trovare sue poesie, traduzioni, notizie, interviste e informazioni sui libri, su “Prato pagano” e sui video da lei realizzati per la Rai dedicati ai poeti del Novecento. Si può contattare tramite la sua pagina facebook.
Gabriella Sica, originaria della Tuscia e romana dall’infanzia, si considera un’etrusca romanizzata.
E una scrivente in versi e in prosa. Dall’esordio a fine anni Settanta scrive infatti poesia e in modo altalenante prosa.
Non saprebbe rispondere alla domanda inquisitoria: “Perché la poesia?”. E d’altronde chi sia lei stessa spera che ci sia qualcuno che possa chiarirlo. Per ora si considera, quale è stata davvero (all’Università “Sapienza” di Roma), una “ricercatrice a tempo indeterminato”, ricercatrice nella vita e nella poesia.
Rilegge così, per linee approssimative e per divertirsi, il lavoro di poesia che in modo assiduo e lieve, attivo e defilato, ha svolto fin dai suoi venti anni.
I Settanta sono il decennio laborioso degli studi universitari alla “Sapienza”, della collaborazione ai giornali e della lunga gavetta, concluso con l’esordio, nel 1979, come scrittore in versi. Gli Ottanta il decennio zenitale e bohémien della poesia e dei sodalizi (“Prato pagano”, a cui la Biblioteca Nazionale ha dedicato nel 2018 una mostra, le Poesie per le oche per l’Almanacco Mondadori, prefazione di Giovanni Raboni, e il dittico in versi La famosa vita e Vicolo del Bologna). I Novanta il decennio fecondo della poesia italiana ridisegnata a modo suo (Scrivere in versi. Metrica e poesia, La parolaritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana fino a Sia dato credito all’invisibile. Prose e saggi, e ai video per la Rai sui grandi poeti del Novecento: Pasolini, Ungaretti, Montale, Saba, Penna e Caproni) e, contemporaneamente, della creazione poetica e della nascita (È nato un bimbo e Poesie bambine). Il primo del Duemila è il decennio della memoria e dell’archiviazione (Poesie familiari, Le lacrime delle cose e la curatela di Campo di battaglia. Poeti a Roma negli anni Ottanta). Il secondo del Duemila è il decennio furibondo della scrittura in versi ancora inediti e in prosa di Emily e leAltre. Con 56 poesie di EmilyDickinson e della memoria privata e storica di Cara Europa che ci guardi. (1915-2015).
Constata con suo grande stupore che compare in alcune importanti antologie non italiane. L’ultima un’antologia della poesia italiana delle donne nel Novecento in lingua farsi, Un cesto di mele di Eva, pubblicata a Teheran nel 2015. Sue poesie sono state tradotte in antologie e su rivista in francese, inglese, rumeno, croato, turco, catalano, olandese e spagnolo (nel volume No sentirás el ruiseňor que llora, 2005). Ha felicemente ricevuto alcuni premi; l’ultimo, conseguito nel settembre 2014, è il Premio Internazionale all’Opera poetica e alla Carriera del “LericiPea”.
Nata in una città di pellegrini, Viterbo, si considera una pellegrina stanziale e disarmata. Sarà per questo che ama l’andare, l’accompagnarsi e il lasciare andare. Ai punti cardinali del tetto trasparente della sua stanza ha posto la fedeltà ai luoghi e alle persone, l’amicizia, l’amore, il coraggio che comprende lo scarto anticonvenzionale delle idee e il gusto dell’originale. Non sa dire se ha una voce poetica, spera che possano dirlo i giovani più che i coetanei, essendosene molti già andati via. Però le piace testimoniare il suo tempo, male che vada si può fin d’ora considerare una testimone. Trascorre il suo tempo dialogando con i vivi e i morti, sia persone umili e sconosciute che scrittori e poeti.
Nel sito ufficiale, www.gabriellasica.com/, si possono leggere sue poesie, traduzioni, notizie, interviste, un’autobiografia e altro.
Si può contattare l’autore attraverso la pagina facebook dove già da anni compare un diario in pubblico del suo lavoro.
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