Michele Joshua Maggini è nato nel 1996. Laureato in Lettere Moderne presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, ora frequenta la magistrale di Italianistica. Ha collaborato attivamente con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna per tre anni. È stato tra i menzionati nella sezione inediti del premio Elena Violani Landi 2016, con Esodo, opera con cui ha vinto Poié-Le parole sono importanti nel 2017, aggiudicandosi la pubblicazione della sua opera prima in versi con ‘RoundMidnight.
Attualmente scrive per Midnight Magazine ed è curatore dello spazio dedicato alla poesia per L’Ircocervo. Suoi testi editi ed inediti compaiono in diversi siti web e blog.
Alcune poesie da Esodo sono state tradotte in rumeno per l’antologia di poesia contemporanea italiana Lido.
da Esodo (2017)
L’Esodo è stato questo andare d’onda
da un nome all’altro, fino al punto estremo
in cui non si poteva nominare, fino al punto
estremo del volto, dove il nome si perde.
Le onde vanno e non ritornano flutti,
non si fanno sinonimi, e la marea umana
squassa contro i confini come a divorarli.
Siamo una stagione
del mondo.
Vieni
a vedere l’avanzata del mare,
un assedio di cui si è perso
l’inizio e perciò ci somiglia.
L’Esodo è stato questo, questo nostro andare
a capo un istante prima della vittoria, e perdere
per tentare ancora, per una fine più perfetta.
*
Esce dalla porta sugli
annali e ne trascrivo le sillabe di ogni
secondo. Ci siamo preparati millenni per l’istante
esatto in cui perdere. Un secolo di prudenza
si spezza sulla fronte dove bacia Giuda.
Un secolo di prudenza si spezza, non può
sottrarsi al tradimento che siamo
sperma destinato ad essere questo presente,
che vince senza schierarsi,
e lo puoi solo nominare e perdere.
Infine quel che siamo è solo sperma.
*
Nell’infinito concreto
nominare i mesi, gli attimi
è la prosa di chi teme la bocca
della storia; ma i mesi, gli attimi
possono esistere solo se
in essi abbiamo amato. Come
chi teme, mi auguro che chi ti tiene
la mano non si volti e tu non hai
verbo per avvertire che esisti, che ci sei
e il presente, l’amore, lo traduce solo la lingua.