«Dalle pareti della stanza alla capacità del mio sguardo. Al punto in cui l’eventualità si confonde con ciò che guardiamo.
L’aspetto delle cose ha smesso di scorrere, ha iniziato a galleggiare. I giorni simili a un capovolgimento, alla sensazione del tornare a casa dopo mesi di assenza – trovare diversa la disposizione dei mobili, uguale a sé stessa.
L’intermittenza rende possibile il divenire. La costante interruzione di momenti senza tempo, come gocce di pioggia. Andrea Annessi Mecci lo ha tradotto nell’estetica di un time-lapse paradossale, nell’immobilità feriale delle parole conosciute.
Ma la poesia è dispersione e tali i suoi momenti – tale mi credo. A catturarla si ottiene, nel migliore dei casi, la prospettiva sfocata che dà senso a una figura altrimenti incomprensibile. Sia essa il tempo o il tenersi stretti senza conseguenze.
Così la parola è più di quello che significa e mai niente più di questo. Una strada, una dimensione, un vuoto a rendere, le nostre mani. Il camminare rapido di un passante di cui condividiamo l’aspetto, la paura forse, l’andatura.
La ripresa ferma delle parole che non abbiamo detto, impressa nella nostra memoria per sublimazione. Il tentativo di capirne il significato.
Ancora una volta, sono a ripeterlo, la testimonianza.»
Stefano Bottero, 2020