Secondo la definizione dell’Encyclopaedia Britannica, il “cuore” è un organo che funge da pompa a far circolare il sangue. Cardiopoetica è la poetica della meccanica anatomica di questo organo. In altre parole, è un approccio pieno alla vita, sanguigno, che passa dal sentire, dalla viva carne e non separa, non cesura l’alto dal basso, il ventricolo destro da quello sinistro: ogni singolo globulo della quotidianità passerà dal cardios (καρδία), dal cuore. Lì è ogni domanda, lì è ogni risposta.Cardiopoetica è un collettivo composto da Mariano Macale, Fabio Appetito e Marco De Cave. Hanno vinto il premio «Fabrizio De André» per la poesia (Macale, 2015; finalista 2017), il premio internazionale «Alda Merini-Brunate»(Appetito, 2016) e molti altri riconoscimenti (tra cui il Pasolini Roma 2013). Scrivono per il teatro e per alcune pagine online di letteratura. Curano la rubrica «Sguardi InVersi» su RadioBullets.com, webradio vincitrice del premio Google per l’innovazione nel giornalismo digitale (2016). Da un anno ha pubblicato un libro “Quanto silenzio, amore mio, per una parola vera” (Ed. Ensemble). Nel frattempo, attraversano l’Italia con i loro spettacoli.
da Quanto silenzio, amore mio, per una parola vera (2018)
Un giorno smetterò di amare
Un giorno smetterò di amare e ti amerò soltanto.
Quel giorno la lucentezza sarà languida
i papi abdicheranno e i tram
nella muta dell’andirivieni disumano
infliggeranno il giusto ritardo agli appuntamenti impeccabili.
Mi troverai a fumare, viziato dal catrame e dagli ululati
il vicinato sarà preso dai preparativi
poiché delle feste di paese sarai il patrono:
a spalla ti porterò di porta in porta
affinché si conosca la Terra Santa del tuo ruggito
di bestia apocalittica e di cartomante.
Sarà come un rigolo febbrile di un pensile tronco,
non se ne capirà il motivo, o l’origine
accadrà tutto perché ogni cosa è già accaduta.
Un giorno smetterò di amare e ti amerò soltanto.
*
Sono tornato a casa senza di te
Sono tornato a casa senza di te
il letto era in ordine
e le bollette del telefono ancora da pagare:
certi vuoti passano anche per i cavi elettrici.
Te ne sei andato, senza colpe,
senza tremare
quando tutti passeggiavano
ed era il sole tra gli Champs-Élysées e Baghdad
ma tu non c’eri più
non una parola
non un’altra camicia da stirare
e io che pensavo che arrabbiarsi
avrebbe cambiato le sorti di questa giornata –
un tumulo quando era ancora il cielo.
Sono tornato a casa senza di te
quando le gambe lasciano passo
all’inatteso
al respirare degli orologi
noi che eravamo piccoli uomini
abbracciati alla vita
sfrigolare nei nostri polmoni
il pavimento il nostro ventre.
Sono tornato a casa
e tu non ci sei più
non una teoria ma l’unica certezza
sono un fremito le lancette:
ora segniamo la stessa ora
per due vite.
*
Lucido furioso intervallo
Tu mi fai ridere come un pazzo furioso.
Tu mi scompisci sciabolando lasciva
La scia lasciata nell’aria appena sparisci,
ed io mi inebrio del perpetuo mosto
delle cose che tocchi nel mondo,
ti riconosco nelle vetrine dare voce
ai manichini, spogliarli e possederli
cento milioni di volte: catena fordista
degli orgasmi, il corpo esonda dall’anima,
tutta la terra è sommersa da oceani
di sillabe, fiere selvagge, alfabeti nuovi,
lingue ibride, bianche cosce tra nuvole nere:
ah, rido, rido come un pazzo furioso!
E dici che mi impiccheranno perché
Di tutti commisi il più grave reato:
vivere malgrado i santi e i re e i giudici
e i sacerdoti e i loro riti, ridi, ridi
mia complice! Vieni con me, danziamo
con il boia, dissetiamo la morte
con otri di vita! Tu mi sbudelli
mi squaccheri, mi sfrigoli, mi trivelli,
mi nutri, mi sbanzilli, mi sbrambilli
e la mia risata ruotola scalando
surfisti sulla cresta dell’onda anomala,
ma no! Amala! Amala, ti dico,
ti ricordo dirci addio è soltanto
un vezzo, un trillo, una rima!
Ma che fai? Vai? E dove vai?
Dove? Non c’è più nessun dove qui.
E tu mi fai ridere! Ridere come un pazzo
Furioso dentro di sé, pagliaccio
Borioso, trucco anafilattico,
legame ionico, troposfera forata!
E rido e rido e rido e vivo, sì!
Vivo! E muoio.