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Costantino Turchi è nato nel 1993 a Roma e nel frattempo vive a Civitanova Marche (MC). Dopo aver concluso il primo livello di studi a Urbino, si è laureato alla Sapienza in filologia moderna. Sue poesie sono apparse in disparate sedi, tra queste ricorda «La Resistenza della Poesia»; «Pelagos»; il sito di Parco Poesia, a cui ha partecipato per l’edizione del 2015; le antologie «Intorno a SibillA» e del Premio Nazionale di Poesia «L’arte in versi» IV edizione; il «blo-mag» di Arcipelago itaca e «t-mag» di Tatiana Tardio.
Età
Pensavi che non sarebbe finita anche questa eternità?
Solo cento anni fa
potevano essere per te l’esperienza
della strada, per te pregare la sopravvivenza
e indossare tutte le maschere di un colorito cianotico.
Ma abbiamo cancellato pure il sibilo
sfiancato del primo paleo-informatico
e al secondo non scricchiano i quadrati
caratteri di luce in questo limbo.
È la serie degli sfili
mentre si alzano e ondeggiano nel vuoto
che senti: vedi in quanti sui pontili
hanno pensato gli spettasse un ruolo.
Nessun inganno allora col riflesso
delle cose bloccate nello stallo:
riso o pianto alla morte del cavallo, e fissarlo
perché noi non sappiamo più che farne.
*
Canzonetta volgaruccia
Ho rovistato dentro l’umido
cercando l’amore per te.
Ho trovato le bucce
delle carote ritagliate come i coni
di voce con cui ti avvolgevo
ipnotizzandoti in un vortice;
la strada che facevano i tuoi passi
scivolando nel mio orecchio.
Ho rovistato dentro l’umido
cercando l’amore per te.
Ho trovato le scorze dell’aglio
vicino alle metastasi e ai nei delle patate.
Erano le tue epidermidi che si aprivano
fino allo strato più morbido, era
la tua anima verde germogliante
dentro il bianco del tuo corpo più bianco.
Ho rovistato dentro l’umido
cercando l’amore per te.
C’era il calcio rotto rosa delle uova
ridotto a un mosaico
come il tessuto delle nostre memorie
addensatesi sopra le superfici
di qualsiasi nostro giorno,
il loro numero che ci chiude al suo interno.
Ho rovistato dentro l’umido
cercando l’amore per te.
C’era il solido, c’era il fradicio:
c’era la condizione nauseante
che ci vorrebbe vedere assieme
interrati per fare altra terra.
Ho cercato dentro l’umido
rovistando il mio amore per te.
No, non l’ho mai messo là.
*
La città ha nelle sue strade un mercato
La città ha nelle sue strade un mercato
perennemente: i tendaggi di plastica
ristorano gli artefatti d’identica
materia mentre l’uomo è spaesato.
Quando vi passa confuso nel mezzo,
ai suoi sensi infiammati ciascun pezzo
pare chiamare a sé gli altri e i mercanti
ordinano sul banco le varianti:
voci stonate entrano nel petto
dove ciascuna singolarità
sembra avere una essenziale unità
garantita dalla cifra del prezzo.
Anche se sono lontano il diletto
pericolo mi torna in mente: mani
che ricreano i gorghi per le sirene
dei tessuti, ne ho entusiasmo e ribrezzo!
Noi, idoli di nuove divinità,
registrando i nomi su uno scontrino
giustifichiamo il salvo e il dannato
mentre in aria si propaga benzina.