Nanni Balestrini avrebbe dovuto essere con noi al festival del 24 maggio 2019. Ma i grandi artisti lasciano più di quello che si portano via: lo leggeremo ancora e lo conosceremo ancora.
Poeta, romanziere e artista visivo nato a Milano il 2 luglio 1935, vive attualmente a Roma.
Agli inizi degli anni ’60 fa parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”, che riunisce gli scrittori della neoavanguardia.
Nel 1963 compone la prima poesia realizzata con un computer.
È autore, tra l’altro, del ciclo di poesie della “signorina Richmond” e di romanzi sulle lotte politiche degli anni Settanta comeVogliamo tutto e Gli invisibili.
Ha svolto un ruolo determinante nella nascita delle riviste di cultura «Il Verri», «Quindici», «Alfabeta», «Zoooom». Nel campo delle arti visive, ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero. Nel 1993 è presente alla Biennale di Venezia e nel 2012 a Documenta di Kassel. Di recente è uscita in tre volumi la sua opera omnia di poesia per DeriveApprodi e il poema L’Esplosione nelle edizioni del Verri.
da Atti Pubblici, in Caosmogonia e altro (2018)
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giri intorno al
nel letto come un’anguilla
sembra che non ti fermi mai
leggendo tutto sulla
la schiena liscia pallida
lasciata davanti a te
la scia di sempre che
fai un bel respiro
chi ha voglia di capire
quel bacio lunghiss
imo nella fontana salata
quel sogno sfumato
all’ultimo gradino
mia salisci tossisci
toccando quando con
faceva buchi nel cielo
chissà cosa vuol dire
graffi nel vinile
la vita gratis che
girati adesso da
ll’altra parte
dì trentatrè ripeti
e continua a girare
ci siamo quasi
sempre più in fretta
ispira col naso
batte sempre uguale
ritrovarsi ridotti
qui ancora a dire fare
per arrivare a
adesso non respirare
sani salvi e non sapere
più chi siamo nè
*
ut
non aveva mai visto niente
o per sentito dire
simile o diverso
parole vuote le
abbiamo tutti lo stesso
chiunque faccia lo
non si può farne a meno
proviamone un’altra
come un mezzo oppure fine
posizione verticale
fino in mezzo alla
non me l’hai mai detto
devi per forza farcela
forse ci metti troppa
ancora una volta sola
poi volano via
dove vogliamo increduli
seduti per terra e
c’è un sacco di
perpendicolare avviando
mescola bene
anche se sospesi
separati rimangono
adesso partiamo ma
mi ricordo che
destinazione libera
diceva sempre
quanto vuota sia la
ma forse oggi solo ci rendiamo
vuota la vita senza
pienamente conto di quanto
non è il caso di agitarsi
utopie senza le
*
previsioni
agitando il ventaglio
aggirando gli ostacoli
nel ventre delle emozioni
diventa strabico
colori snodati
tra le labbra e le
vorremmo crederci
azioni consensuali
vedere tutto dal punto di
forse ti piacerà anche questo
nostre vite e i nostri cambiamenti
dal punto di vista di
nostri corpi e le nostre menti
modi di dire e i modi di fare
tutto a portata di
ma attenti dove metterli
come disporre disfarsi
politicamente contratti
questa è fatta così
la soluzione migliore
ma perché disse se
strumento di cambiamento
ma solo se unita a
l’azione della gente
qualcosa che parlasse di
rettamente al pubblico
più vicina alla vita
un flusso di possibilità in
il desiderio di dar corpo a
continua espansione
utopia ultimo urlo
chi la legge la interpreta e
e le dà senso se non