Le Poesie usate di Michele Granzotto. Una lettura

Tra le tante raccolte giunte in redazione ce n’è più di una che meriti una attenta lettura; fra queste porrei sicuramente la plaquette inedita di Michele Granzotto: Poesie usate. Un titolo non molto appariscente e vagamente crepuscolarizzante che adombra più che indirizzare dieci testi invece decisamente interessanti. Uno dei temi che li attraversa è la censura vistosa, voluta ed esposta, anzi «coraggiosadica» (p.10) di tutto ciò che corrisponderebbe all’io poetico, nel momento in cui scopre la sua maggiore incertezza. L’inesistenza, temuta e cercata, affonda nella poesia di Granzotto ponendo al centro del discorso questi «disumani limiti» (p. 7) nell’accorto rapporto con il proprio mezzo (ibid.):

confinando in questo bianco spazio
                                                      sconfinato sconfinato
più infiniti segni

annerendo annerendo annerendo

Fino ad annerire quelli che si intuiscono come vari tempi di «essere», anche estranei dall’io ma soprattutto legati a lui, confermando il terzo testo, Purezze, nel negare un’essenza alla voce poetica: «durante il mio stare > e non il mio essere / suonatore di viola» (p. 3); arrivando infine ad incepparsi in cortocircuito di senso, in un’incerta e disperata scoperta: «e anche qui sono > mentre non voglio essere / non voglio essere morto» (p. 6).[1]
Nell’attenzione di questi testi al proprio mezzo rientra di certo la mise en page grafica e digitale che, intrecciando i destini dei versi a gradino caproniani, si estende a cercare di denotare un terrore bianco, un balbettìo insicuro della voce e la nera durezza delle autocensure. Si mescolano così le istanze visive tematiche e prosodiche che mostrano l’incertezza, vera nota crepuscolare di Granzotto, attraverso una trama di ridondanze, inciampi e interruzioni che compongono il logorìo amletico di questi versi; come ben dimostra il testo (davvero) centrale: Aiuto (p. 6).


[1] Per la simbologia adottata: / = ‘fine verso’; > = ‘versi a gradino, con i segmenti non distanziati da uno spazio’].

Le Poesie usate di Michele Granzotto. Una lettura

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